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Postilla » Lavoro » Il Blog di Temistocle Bussino » Previdenza » Ma la previdenza complementare conviene?

17 giugno 2009

Ma la previdenza complementare conviene?

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Certo la riforma della previdenza complementare partita a metà 2007 non è stata esattamente baciata dalla fortuna.

Dopo poco più di anno di funzionamento dei nuovi fondi pensione, i mercati finanziari sono sprofondati in una crisi paragonabile a quelle del 1929 o del 1973. I mercati azionari perdono pesantemente ed i titoli obbligazionari anch’essi lasciano sul terreno perdite notevoli. Tutto ciò nuoce alla diffusione della previdenza complementare, il cui successo poggia interamente sull’andamento positivo dei mercati. Nello stesso tempo alla crisi finanziaria si sovrappone la crisi dell’economia reale, che registra – per quello che più da vicino ci interessa- una forte contrazione dell’occupazione. Tutto ciò avviene in concomitanza del peggioramento della finanza pubblica, che impedisce di mettere in campo una significativa politica strutturale degli ammortizzatori sociali nonostante i recenti e significativi sforzi del Legislatore.

Sulla base di questo quadro di insieme – crisi finanziaria ed economica cui si accompagnano le aggravate difficoltà del bilancio pubblico- occorre interrogarsi sulla evoluzione e sul destino della previdenza complementare nata dalla riforma del 2005. L’idea centrale è quella che la destinazione del Tfr ai fondi pensione ha ampie probabilità di assicurare nel medio-lungo periodo rendimenti più elevati di quelli assicurati dal meccanismo del Tfr (1,5% annuo + 0,75% dell’inflazione). Ma la crisi sembra far vacillare questa speranza. Allora è tempo di riflessioni sui tanti temi proposti dalla previdenza integrativa. Su questi temi incoraggiamo i lettori a produrre le proprie osservazioni, o anche le proprie proposte: come sempre è la realtà quotidiana la più convincente ispiratrice di critiche e di suggerimenti.

Al solo fine di spianare la strada agli interventi del pubblico, riporto di seguito un breve elenco di temi meritevoli di dibattito nell’ambito dei fondi pensione, con l’ovvia precisazione che può essere affrontato qualunque argomento correlato.

Così si può discutere sull’idea fondante per la quale a finanziare una probabile futura maggiore quota di pensione debbano essere il Tfr ed i contributi volontari e datoriali. E chi il Tfr non ha la fortuna di percepirlo? E chi sceglie non il fondo negoziale, ma un fondo aperto o una polizza individuale è proprio giusto che non benefici dei contributi datoriali? E perché inoltre soltanto il dipendente licenziato che abbia una posizione previdenziale preso il fondo negoziale ha il diritto di riscattare la propria posizione al 100% e tale diritto non compete a chi non ha scelto il fondo negoziale? In un momento di crisi tali disparità di trattamento possono apparire inique. Ma iniquo potrebbe essere giudicata anche l’esclusione del diritto al Tfr per quei lavoratori che nella sostanza sono subordinati, ma che nella forma sono lavoratori autonomi con partita iva. Il legislatore ha intrapreso il cammino di estendere a questi lavoratori alcuni istituti propri del rapporto subordinato (…) ed allora perché non estendere anche il diritto al Tfr? Certo, tutto ciò porta a riconsiderare anche la struttura che nel nostro Paese hanno gli ammortizzatori sociali e la collocazione del Tfr in questa cornice complessiva.

Infine, last but not least, mi piacerebbe che si discutesse della previdenza complementare come uno dei modi di investire le risorse finanziarie originate da Tfr e contributi, ossia da risorse che rappresentano una parte della retribuzione corrente ( i contributi) o futura (il Tfr).

In pratica il dubbio che potrebbe sorgere è questo: visto che i fondi sono alimentati dalla retribuzione dei lavoratori siamo proprio sicuri che le pur ampie cautele previste dal legislatore siano le più appropriate a proteggere i risparmi retributivi da cui sono alimentati? Siamo proprio sicuri, ma è soltanto un esempio, che l’investimento in obbligazioni sia davvero a basso rischio? Non sorge la preoccupazione che – come autorevoli economisti prevedono – una spirale inflazionistica possa rapidamente , come neve al sole, liquefare il valore reale delle obbligazioni nel portafoglio dei fondi?

Letture: 228671 | Commenti: 8 |
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8 Commenti a “Ma la previdenza complementare conviene?”

  1. gella scrive:
    Scritto il 23-6-2009 alle ore 22:08

    condivido le considerazioni; mi auguro che vengano adottate misure atte a proteggere maggiormente i lavoratori da eventuali rischi

  2. Andrea Barone scrive:
    Scritto il 26-6-2009 alle ore 00:11

    L’esordio della previdenza complementare in Italia non è stato baciato dalla fortuna, considerata la forte crisi economico-finanziaria in atto. Tuttavia, non vanno trascurati alcuni aspetti della vicenda, che potrebbero aver influito sulla scelta dei lavoratori di mantenere il TFR in azienda.
    In primo luogo, la scelta di destinare il TFR a previdenza complementare è “per sempre”: molti lavoratori, in questo clima di profonda incertezza, non hanno avuto il coraggio di compiere questa scelta definitiva. Quindi, alla fine del semestre, hanno deciso di lasciare TFR al suo posto (“ci penserò poi, con calma..”).
    Inoltre, l’ampia (troppo?) possibilità di scelta (fondi contrattuali e negoziali, fondi aperti, PIP), la scarsa dimestichezza con strumenti finanziari, le regole di adesione piuttosto complesse (anche per noi addetti ai lavori), possono aver frenato i lavoratori. Forse è il caso di apportare qualche aggiustamento al sistema.
    Saluti.
    A. Barone

  3. Riccardo Flora scrive:
    Scritto il 2-7-2009 alle ore 11:09

    La legittima preoccupazione sulla effettiva convenienza della previdenza complementare alla luce della attuale situazione della situazione economico-finanziaria globale spinge ad effettuare alcune considerazioni al fine di ottenere migliori rendimenti dalla gestione delle risorse finanziarie raccolte dai lavoratori e destinate alla previdenza complementare. Considerato che:
    – la previdenza complementare si attua attraverso investimenti in tutti i mercati finanziari sia italiani che europei e mondiali in diversi strumenti finanziari (azioni, obbligazioni..);
    – le attività finanziarie (azioni, obbligazioni) in cui sono investite le attività finanziarie raccolte vengono decise dagli organi del Fondo;
    – che operativamente gli investimenti nei mercati finanziari vengono effettuati da soggetti professionali autorizzati, ovvero Banche, Sim, Sgr e Compagnie di assicurazione.
    Tutto ciò considerato e data la qualità e professionalità degli operatori sia decisionali che operativi si potrebbe pensare di affidare la gestione delle risorse finanziarie a quei soggetti che garantiscano il rendimento migliore oltre un minimo garantito, da parametrarsi sui rendimenti dei titoli “di tutto riposo”. Un po’ di sana concorrenza penso che possa far migliore i risultati.

    Per quanto concerne il rischio inflazionistico si potrebbe pensare di destinare parte delle risorse in attività meno soggette ad elevate oscillazioni inflazionistiche.
    Milano, 2 luglio 2009
    Riccardo Flora

  4. Pasquale Spagnolo scrive:
    Scritto il 15-4-2010 alle ore 14:02

    E’ importante porsi prima la domanda o le domande in maniera corretta e molto precisa, per poter rispondere adeguatamente.
    Io rispondo, e vorrei che mi si rispondesse, alle seguenti domande:
    a)La rendita che verrà erogata (Tenendo presente che nessun capitale sarà restituito in caso di decesso del beneficiario),sarà adeguata al valore del capitale accumulato?
    b)E’ un tipo di investimento “buono” considerando che una parte del capitale, se non tutto, non mi sarà mai restituito perchè avrò diritto solo ad una rendita vitalizia?
    c)Oggi io, 63enne di sesso maschile, ho chiesto in valore del mio capitale e della rendita.
    Risposta: valore del capitale € 56.803,19; valore della rendita annuale lorda € 2752,51.
    Pertanto, facendo un semplice calcolo: Capitale diviso rendita uguale 20,64!!! Quindi, riflettete con me voi che mi state leggendo: Questo fondo a me che ho 63 anni, mi “concede” come pensione integrativa, per 21 anni consecutivi , una rendita che preleva direttamente dal mio capitale e ammesso che non renda più neanche un centesimo per tutti i 21 anni e quindi mi dicono che avrò un beneficio perchè se vivrò oltre a 84 anni (63+21) il fondo dovrà attingere al suo patrimonio!!!!!
    Ma ci sono ancora commenti da fare?? Io non credo che esista qualche gestione finanziaria che non corre nessun rischio, dico nessuno, a gestire il ns/ vecchio TFR, aumentato del contributo aziendale e del ns/ ulteriore contributo facoltativo.
    Io, e credo anche Voi adesso, posso affermare con certezza che ci hanno defraudato e, ancora più grave, con questa scusa di pensione integrativa, ci hanno riformato il calcolo della pensione in maniera veramente….trovate voi il giusto aggettivo.

  5. Pasquale Spagnolo scrive:
    Scritto il 15-4-2010 alle ore 14:10

    Ho scritto in maniera veloce ed arrabbiata e mi accorgo, rileggendo quanto ho scritto poco fà che non sono stato molto chiaro.
    Ribadisco in breve il mio pensiero:
    a) Quando andrò in pensione, il fondo per 21 anni mi pagherà utilizzando i fondi che io ho versato e quindi non gli costerà nulla.
    b) Chi gestisce questi fondi, ha solo vantaggi e non corre nessun rischio finanziario in nessun caso perchè statisticamente moriremo tutti prima che ognuno di noi consumi il proprio capitale anche nel caso assurdo che non produca più altri interessi….Scusate della mia foga. Grazie a tutti.

  6. Pasquale Spagnolo scrive:
    Scritto il 22-4-2010 alle ore 15:14

    …Immaginate di ascoltare quanto sto dicendo ad un ragazzo che incomincia adesso a lavorare e rifletteteci sopra:
    “Ragazzo, sappi che il ns/ sistema previdenziale, a fronte dei contributi dovuti sulla tua retribuzione e che saranno versati all’ Inps dal tuo datore di lavoro, non ti garantiranno una pensione, diciamo, “sufficiente”. Pertanto, per darti la possibilità di avere una integrazione alla tua pensione, la legge ci impone di versare il tuo TFR ad un fondo che sei libero di scegliere, e se deciderai di contribuire ulteriormente con dei versamenti volontari anche il tuo datore di lavoro contribuirà in parte. Il montante che accumulererai sarà sufficiente a pagare per parecchi anni, diciamo almeno fino a quando avrai raggiunto l’età media di vita prevista per l’essere umano, la rendita che ti sarà concessa. Dopo la tua morte il capitale residuo resterà a disposizione del gestore!!!
    Osservazione del ragazzo: Ma se questi soldi fossero vincolati su un conto a mio nome e restituiti al raggiungimento dell’età pensionabile, non sarebbe per me ed i miei eredi molto più conveniente?
    Cosa ne pensate?

  7. francesco scrive:
    Scritto il 13-5-2010 alle ore 17:59

    Caro Pasquale le tue considerazioni sono inesatte, visto che trascuri buona parte dei benefici che la previdenza complementare ha:
    1) Deducibilità fiscale fino ad un limite massimo di 5164,57 €.
    Raggiunta l’età pensionabile lei potrà optare per diverse soluzioni.
    Percepire una rendita vitalizia che in tutti i casi le compagnia continuano a rivalutare fino alla data del sinistro.
    La possibilità di percepire una rendita contrassicurata, che dà la possibilità qualora dovesse accadere qualcosa al contraente\assicurato nella fase di erogazione della rendita, il capitale residuo verrebbe girato al beneficiario inserito in polizza (non in termini di rendita, visto che molte volte il beneficiario ha un’età anagrafica molto più bassa e quindi il valore della rendita verrebbe a svuotarsi del suo valore effettivo, bensì verrebbe girato il montante residuo.)
    Mi farebbe molto piacere parlarLe personalmente.
    Sono Francesco Di Marco numero di telefono 3205727316

  8. Pasquale Spagnolo scrive:
    Scritto il 14-5-2010 alle ore 12:21

    Grazie, della tua attenzione, Francesco, però le tue argomentazioni non mi hanno per nulla fatto cambiare idea e ti spiego perchè:
    °Il vantaggio della deducibilità fiscale è relativo e comunque è una variabile da considerare solo nel caso di una scelta del tipo di investimento da fare. “E’ più o meno conveniente dell’investimento ….in titoli, in bot, in…ecc). RICORDATI CHE IL FISCO HA DATO QUESTO “MISERO” VANTAGGIO PERCHè HA STRAVOLTO COMPLETAMENTE IL CALCOLO DELLA PENSIONE ED HA OBBLIGATO ALLA PENSIONE INTEGRATIVA PROPRIO PERCHè COSCIENTE CHE NESSUNO AVRà UNA PENSIONE ADEGUATA AI CONTRIBUTI VERSATI, NEANCHE SE AVRà LA FORTUNA DI LAVORARE PER 40 ANNI CONSECUTIVI. IMMAGINATE CON QUALE PENSIONE DOVRANNO VIVERE QUELLI CHE HANNO UN LAVORO SALTUARIO!!!
    °La rivalutazione annuale della rendita è una cosa ovvia, così come le pensioni o le rendite inail. D’altronde il capitale accumulato resta in mano alla compagnia e sicuramente si rivaluta un po’ e, addirittura potrebbe rivalutarsi di un importo superiore alla rendita erogata con ulteriore vantaggio per la Compagnia.
    °Il fatto che io possa assicurare il montante che produce la mia rendita …. scusami ma non ti pare che chiunque può fare un’assicurazione morte a fondo perduto per garantirsi un certo capitale? Quindi secondo te, per avere la certezza di incassare il mio capitale, debbo anche pagare un ulteriore premio all’assicurazione?
    Concludendo, sono ancora in attesa di qualcuno che mi risponda alle seguenti domande:
    a)Il TFR, ed eventuali altri importi volontari, versati ai fondi complementari, SONO UN BUON INVESTIMENTO?
    b)La rendita che sarà erogata, SARà di importo equo all’eventuale rendimento del montante accumulato?
    Grazie anticipate a chi mi darà dei chiarimenti.

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  • donne lavoratrici, lavoratori dipendenti, manovra finanziaria, pensione di vecchiaia, pensioni, pensioni di anzianità, Previdenza, salari, Tfr, utili
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