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Postilla » Lavoro » Il Blog di Temistocle Bussino » Previdenza » I requisiti per la pensione: la corsa infinita

21 luglio 2011

I requisiti per la pensione: la corsa infinita

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La domanda sorge spontanea …. : riusciremo mai a raggiungere la sospirata pensione?

Ogni qualvolta parliamo di “ultima riforma previdenziale” forse ci rendiamo conto che non sarà mai davvero l’ultima. Ed anche questa volta, per cercare di mettere in ordine i conti pubblici, il legislatore ha ritenuto necessario toccare nuovamente le pensioni. E non sono poche le novità, soprattutto legate alle finestre di uscita, ancora ritoccate, così come sono stati ridisegnati i meccanismi di adeguamento dei requisiti di età per la pensione all’incremento della speranza di vita.

Non solo. Notizie non troppo confortanti nemmeno per le donne lavoratrici del settore privato. Infatti non basteranno più i 60 anni per la pensione di vecchiaia in quanto gradualmente si arriverà ai 65 anni, anzi di più. Già con le norme introdotte l’anno scorso che decorrono dal 2011, i dipendenti possono riscuotere la prima rata di pensione dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti , se dipendenti, e dopo 18 mesi se lavoratori autonomi. A queste novità bisogna aggiungere anche quelle recentissime.

Di cosa si tratta ? Andiamo con ordine

Pensione di vecchiaia e di anzianità
I lavoratori dipendenti del settore privato hanno diritto alla pensione di vecchiaia se possono far valere i seguenti requisiti: compimento dell’età pensionabile (65 anni per gli uomini e di 60 anni per le donne) e raggiungimento della contribuzione minima prevista (20 anni). La Legge n° 122/10 aveva previsto che a decorrere dal 1° gennaio 2015 doveva scattare un meccanismo che prevedeva che l’ età dovevano essere incrementate in misura pari all’aumento dell’aspettativa di vita registrata dall’Istat nel triennio di riferimento. Tale triennio si doveva determinare a partire andando indietro nel tempo dal secondo anno precedente la decorrenza dell’adeguamento (es. dal1/1/2015 variazione in base al triennio 2010/2012 da determinare da parte dell’Istat entro il 30/6/2013 e da attuare con Decreto Direttoriale Interministeriale entro il 31/12/2013). Solo in sede di prima applicazione e quindi per il 2015, l’aumento non poteva essere superiore ai 3 mesi, mentre il secondo era previsto nel 2019 per poi stabilizzarsi a cadenza triennale.

La novità del Decreto legge n. 98/2011 (trasformato in Legge n. 111/2011) è quella di prevedere l’anticipo al gennaio 2013 del processo di adeguamento triennale dei requisiti anagrafici per l’accesso al pensionamento di vecchiaia . Gli effetti, rispetto alla normativa in vigore prima dell’entrata in vigore del menzionato decreto si sostanziano in un incremento dei requisiti di tre mesi già a partire nel 2013, per i successivi adeguamenti triennali dal 2016 la stima è pari a 4 mesi per gli adeguamenti sino al 2030, con successivi adeguamenti inferiori e attorno ai tre mesi sino al 2050 circa. Ciò comporta un adeguamento cumulato, ad esempio nel 2050, pari a 3 anni e 10 mesi.

Le sorprese per le donne lavoratrici
Per le donne ulteriori novità : dopo aver innalzato l’età delle donne del pubblico impiego (con la Legge n. 122/2010) tocca questa volta al settore privato. Dal 1 gennaio 2020, per le lavoratrici dipendenti ed autonome ecco come si innalzano i requisiti :
– dal 1 gennaio 2020 per le lavoratrici dipendenti e autonome il requisito anagrafico di 60 anni è incrementato di un mese;
– tale requisito anagrafico è incrementato di ulteriori 2 mesi a decorrere dal gennaio 2021;
– di ulteriori 3 mesi dal gennaio 2022;
– di ulteriori 4 mesi a decorrere dal 1 gennaio 2023;
– di ulteriori 5 mesi a decorrere dal 1 gennaio 2024;
– di ulteriori 6 mesi a decorrere dal 1 gennaio 2025 e per ogni anno successivo fino al 2031,
– e di ulteriori 3 mesi a decorrere dal 1 gennaio 2032.

Ma non basta. All’età così incrementata bisogna aggiungere l’incremento legato alla speranza di vita che scatterà dal 2013 e questo vuol dire che nel 2032 sarà necessario aver raggiunto qualche annetto in più.

Cosa cambia per le pensioni di anzianità?
Un altro velato timore si è avverato. Sono state coinvolte le pensioni di anzianità maturate con 40 anni di contributi. Infatti, per i lavoratori che accedono al pensionamento anticipato indipendentemente dall’età anagrafica ( a condizione di aver maturato i 40 anni di anzianità contributiva) è previsto un posticipo della decorrenza del pensionamento In sostanza, senza modificare il requisito contributivo minimo di 40 anni ( in presenza del quale è comunque confermata la maturazione del diritto al pensionamento), ne è posticipata, invece, la decorrenza , elevando in maniera indiretta sia il momento di accesso sia la decorrenza della pensione stessa. Potremmo definirle “mini finestre aggiuntive”.  Scatta il graduale aumento:
– di 1 mese per coloro che maturano i requisiti nell’anno 2012;
– di 2 mesi per coloro che maturano i requisiti nell’anno 2013
– di 3 mesi per coloro che maturano i requisiti a decorrere dal 2014.
Come meccanismo di salvaguardia tale disposizione si applica solo a coloro che maturano i requisiti dal 1 gennaio 2012. L’esclusione dall’applicazione delle nuove regole vale , nel limite di 5000 unità, anche per coloro che presentano particolari caratteristiche (ad esempio lavoratori in mobilità).

Qualcuno di voi riuscirà a partecipare alla discussione esprimendo solo pensieri sereni …?

Letture: 17408 | Commenti: 21 |
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21 Commenti a “I requisiti per la pensione: la corsa infinita”

  1. ennio scrive:
    Scritto il 22-7-2011 alle ore 13:38

    Sereno mica tanto…..io ho 51 anni e 36 anni di contributi….chiaramente dovro’ aspettare i famosi 40 anni che poi sono diventati 41 e adesso ulteriori 1o2o3 mesi….lavoro come turnista e quindi svolgo la notte da dieci anni…..per i lavori usuranti a che punto siamo ? E una giungla capire questo sistema….grazie per l’attenzione

  2. Pippo scrive:
    Scritto il 25-7-2011 alle ore 15:07

    E’ chiaro, che la classe politica al potere a prescindere dal colore, rappresentano delle marionette.L’obiettivo finale è debellare tutto quello che è stato.E’ successo già con il comunismo,
    oggi succede al capitalismo.I ricchi sempre più ricchi,i poveri sempre più poveri.Dietro allo smantellamento del sistema pensionistico,non c’è
    soltanto una questione anagrafica,c’è un motivo ideologico.Il motivo è chiaro a tutti.

  3. rosaria favella scrive:
    Scritto il 25-7-2011 alle ore 22:36

    Nonostante in quanto donna, mi senta relativamente penalizzata dal DL 98/2011, perchè come lavoratrice del privato il passaggio a 65 anni avviene in maniera gadualissima e a partire dal 20020, ritengo vi siano moltissime incoerenze e delle ondi..vagazioni. Perchè lasciare la disparita di trattamento lavoratice del privato e del pubblico ? Perchè fare differenziazioni sul genere e non sulla tipologia di lavoro ( usuranti e non ? estendendo i casi indifferentemente rispetto al sesso ) MI sembra oltremodo ingiusto e retrogrado consentire alle donne del privato di andare in pensione prima perchè a loro èscaricato il peso di nipoti e genitori anziani..e la politica delle pari opportunità .. è già frittura ?

  4. Giorgio scrive:
    Scritto il 26-7-2011 alle ore 13:56

    Per Rosaria.
    La disparità di trattamento tra donne dipendenti settore pubblico e settore privato è anticostituzionale.
    E’voluta da una classe politica che svende il dipendente pubblico ad una massa di elettori ormai alla disperazione.
    Questi politicanti incapaci coprono le loro malefatte,dirottando sull’ultima ruota del carro
    l’attenzione dell’opinione pubblica.

  5. Stella scrive:
    Scritto il 26-7-2011 alle ore 14:11

    Al fritto misto si potrebbe aggiungere il caso finti contratti a progetto – contributi alla gestione separata?!

  6. Sergio scrive:
    Scritto il 26-7-2011 alle ore 14:35

    Il bello è per chi matura il requisito dei 40 anni, che gli ulteriori 12 mesi + 1, 2 o 3 mesi (per adesso) non vengono considerati ai fini del calcolo della pensione, mentre per la vecchiaia e per il calcolo con le quote rientrano fino all’ultimo giorno di lavoro. capito la fregatura (è anticostituzionale)

  7. Luca scrive:
    Scritto il 27-7-2011 alle ore 15:09

    SI FA SEMPRE A TEMPO A TORNARE INDIETRO…VEDIAMO CHI COMINCIA…
    poi cosa c’entrano i contributi (versati da aziende e lavoratori) con il debito pubblico?! o..meglio chi mette le mani nella gestione INPS peraltro IN ATTIVO??? perché non si unificano INPDAP ed INPS mandando a casa un bel po’ di gente??
    saluti

  8. Gino scrive:
    Scritto il 27-7-2011 alle ore 16:02

    Che cosa vi aspettavate da un Sacconi con i suoi “refusi”sulle pensioni.
    Gente che non rispetta nessun diritto,nessuna legge.
    Figuriamoci la Costituzione.
    Gente abituata a servire altri poteri.

  9. Maria scrive:
    Scritto il 27-7-2011 alle ore 16:11

    Esaurienti le spiegazioni, per le modifiche appena “sfornate” dal governo, però mi faccio promotrice di evidenziare che esite una proposta di legge in esame da molto tempo, la quale prevede il prepensionamento nel caso un lavoratore dipendente si prenda cura di un proprio genitore disabile al 100%. E’ dall’anno scorso che non si sente più parlare….: sarei grata di aggiornamenti

  10. Anna scrive:
    Scritto il 27-7-2011 alle ore 16:12

    e per chi ha 33 anni di contributi versati e si è ritrovata a 51 anni disoccupata e non riesce a trovare un lavoro decente??? Cosa diciamo a questi politici con super mega pensioni e super mega vantaggi???

  11. Mario Tarantino scrive:
    Scritto il 27-7-2011 alle ore 17:22

    Il problema pensione è uno dei tanti nodi non risolti dalla politica.La prima cosa giusta e sensata sarebbe dividere le prestazioni previdenziali(pensioni e ammortizzatori sociali corrisposte a seguito dei contributi obbligatori versati)dalle prestazioni sociali(prestazioni erogate dallo stato a persone indigenti o invalidi senza assicurazione previdenziale).Gli importi versati per gli obblighi assicurativi non devono essere confusi con la spesa sociale che lo stato riversa per tale esigenza. Gli importi necessari a coprire le prestazioni previdenziali devono essere recuperati da tale contribuzione. Gli importi corrisposti per spesa sociale devono gravare su tutti i cittadini e non sul conto assicurati. Si dimentica che al fondo per gli A.N.F.(cuaf)e dovuti da e per i lavoratori sono sati tolti miliardi di lire per il bilancio dello stato. Poca serità e falsi economisti che sanno solo pareggiare i conti.

  12. gino scrive:
    Scritto il 28-7-2011 alle ore 12:47

    Altri che economisti!Torniamo ai vecchi ragionieri,
    almeno i conti li sapevano fare.

  13. Paola Sini scrive:
    Scritto il 1-8-2011 alle ore 09:56

    Come mai si pone mano alla rivalutazione delle pensioni elevate ( non quelle d’oro,magari immeritoriamente raggiunte), i cui contributi sono stati regolarmente versati in anni di imopegno lavorativo effettivo e non si pensa ad una tassazione più equa dele pensioni. Dovè andata la Costituzione?

  14. alberto scrive:
    Scritto il 2-8-2011 alle ore 11:11

    Condivido il commento di Sergio:è anticostituzionale il fatto che dopo i 40 anni si versino contributi nella finestra che non hanno più nessuna incidenza sulla pensione mentre per le quote si.In qualsiasi sistema assicurativo al pagamento di contributi deve corrispondere una prestazione commisurata a quanto si versa.La finestra può solo dilazionare l’uscita di cassa della pensione ma è assurdo che si continuino a versare contributi a fondo perduto. Per queste ragioni durante la finestra dei 40 anni la retribuzione dovrebbe essere esente da contribuzione. Qualche sindacato solleverà la questione della incostituzionalità della norma?

  15. michele scrive:
    Scritto il 3-8-2011 alle ore 11:07

    Per me quello che è stato fatto in questi ultimi anni, dall’attuale governo, è una truffa ai danni dei cittadini, ivi compresi gli elettori che hanno votato questa classe politica.
    Premesso che la maggior parte delle persone non hanno dimestichezza con questo argomento nè a questo tipo di provvedimenti è stata data la dovuta pubblicità, se ne deduce che, volutamente e truffaldina, è stata lasciata inalterata l’età della pensione di vecchiaia, a 65 anni si raggiungono i requisiti e si può presentare domanda, però solo dopo un anno, e qui sta l’inganno, si ottiene la pensione.
    Quindi tutti sono convinti di andare in pensione a 65 anni, mentre di fatto di si va a 66.
    Per non parlare poi del recente innalzamento di ulteriori 3 mesi, che portano il tutto a 66 e 3 mesi, per i dipendenti e 66 e 11 mesi per gli altri.
    Se non è truffa questo??
    Con l’adeguamento alla cosiddetta “aspettativa di vita” le cose peggioreranno ulteriormente.
    Conoscendo la nostra classe politica e il debito pubblico, il governo avrà tutto l’interesse a far modificare i parametri e indurre l’Istat a pubblicare dati addomesticati conformi al dettato governativo.
    Di questo passo la pensione sarà corrisposta solo al compimento del centesimo anno di età, ma quale pensione?? quella contributiva? quella dei co.co.pro.? quella della gestione separata?
    Io direi di abolire del tutto questo furto contributivo e lasciare liberi i cittadini di pensare al proprio futuro, naturalmente prendendo la retribuzione lorda e non netta.

  16. Paolo scrive:
    Scritto il 3-8-2011 alle ore 16:22

    Lo sfogo di Michele lo capisco perchè effettivamente ormai stiamo imbrogliando noi stessi.
    E’ ovvio che non siamo più eguali: ci sono cittadini che hanno ancora l’aspettativa di andare in pensione con un importo commisurato alla retribuzione magari anche prima del compimento dei 65 annni.
    Questo sistema non può più stare in piedi e, volenti o nolenti, dovremo accettare di percepire una pensione commisurata ai contributi versati.
    Vanno di conseguenza mmessi in discussione i diritti acquisiti che creano una dispariità di trattamento che non ha ragione d’essere.
    Allora cerchiamo di stabilire un limite oltre il quale si può percepire una pensione solo se sostenuta dai versamenti contributivi esempio: una pensione lorda di Euro 3.000 mese è il massimo accordabile con il sistema retributivo oltre si va solo se si è versato quanto serve.
    Si farebbe piazza pulita di un bel pò di aspettative pensionistiche che finiscono indebitamente per gravare sulle casse dello stato.
    E qui sta il bello mi pare che ci sia ancora qualcuno che ritenga che l’Inps sia in attivo: è vero solo perchè oggi i contributi versati sono maggiori ddelle pensioni erogate ma quanto durerà, chiedeteglielo e vedrete la sorpresa.
    Poi tenete conto che i contributi non vengono gestiti dall’INPS ma entrano bellamente nelle casse dell’erario che sappiamo bene essere in deficit.

  17. Gino scrive:
    Scritto il 4-8-2011 alle ore 18:07

    Perchè pensate sempre alla pensione,prospettive di vita e così via.
    A forza di pensarci vi farà male al cuore,i parassiti dei nostri politici contano su questo.
    Vi faranno schiattare di rabbia prima della pensione.
    Altro che prospettive di vita!
    Gli unici che si godranno la loro bella pensioncina
    saranno i nostri magnifici parlamentari destri o sinistri.

  18. salvatore scrive:
    Scritto il 6-11-2011 alle ore 18:27

    mi sembra molto semplice affermare che una volta acquisito il diritto di pensione con 40 anni di contributi versati,non venga corrisposta la pensione immediatamente ; il neo pensionato riceve un furto della propria pensione con scadenza mensile .
    legge vergognosa e inaccettabile
    frau salvatore

  19. Nino scrive:
    Scritto il 6-12-2011 alle ore 15:52

    C’è quel vecchio adagio che dice: ” Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato…….” A parte le battute oggi non c’è più la categoria dell’avere ma del dare. Che la classe politica sia in buona parte se non in massima parte responsabile di questo degrado è fuor di dubbio. Ma poi in fin dei conti ognuno ha la classe politica che si è scelto!!!
    E quindi non è il vostra culpa bensì il nostra culpa che va declinato.

  20. Luigi scrive:
    Scritto il 24-2-2012 alle ore 13:57

    Ormai da troppo tempo la nostra invereconda, truffaldina e presuntuosa classe politica si è occupata dei propri interessi, rimandando a domani quello che si doveva fare ieri.
    Ma oggi siamo in grado di scegliere una persona che ci rappresenti quando andremo a votare? Ricordiamoci che sia a destra che a sinistra hanno bloccato il sistema delle preferenze…
    Abbiamo in poche parole “mangiato” il futuro di figli e nipoti. Ecco, mi domando però perchè non si sia trovato il modo di far pagare un qualcosa in più a chi aveva avuto la baby pensione, mitigando magari il peso delle recenti restrizioni.
    Di certo adesso la situazione è difficile. Di più ci tocca constatare che il sistema dei partiti ha talmente tanti denari (che noi paghiamo) con il sistema dei rimborsi elettorali che nessuno sa che fine facciano.
    Non dice niente su questo tema l’amato Napolitano? E questa l’equità che viene richiamata dal Professor Monti?

  21. anna memoli scrive:
    Scritto il 15-3-2012 alle ore 10:08

    ho attualmete 59 anni e circa 21 anni di contributi previdenziale,vorrei conscere quando potrò andare in pensione con l’attuale legge.Grazie

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  • donne lavoratrici, lavoratori dipendenti, manovra finanziaria, pensione di vecchiaia, pensioni, pensioni di anzianità, Previdenza, salari, Tfr, utili
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